Lo scorso ottobre 2012 a Bruxelles un meeting EPLO ha approfondito legame tra Peacebuilding e Sviluppo.
Scopo dell’incontro era identificare gli ostacoli ed analizzare le condizioni necessarie per l’implementazione del nuovo principio che lega peacebuilding e sviluppo all’interno dell’architettura politica e delle attività pratiche di risposta delle Istituzioni Europee.
EPLO da diversi anni si sta impegnando affinché la prevenzione e la gestione dei conflitti possano essere realmente considerati obiettivi delle politiche di sviluppo UE.
Il meeting si è prima focalizzato sulle implicazioni che il principio basato sul binomio peacebuilding-sviluppo può avere sulle future cooperazioni UE con le regioni e i paesi colpiti da conflitto o in situazione di fragilità. In seguito, partendo dalla valutazione dell’atteggiamento dell’UE rispetto a tale principio, sono state elaborate alcune raccomandazioni rivolte sia alle istituzioni Europee sia alle organizzazioni della società civile attive nel campo del peacebuilding e dello sviluppo : EPLO – Raccomandazioni chiave su Peacebuilding e Sviluppo (traduzione a cura del CSDC)
L’Aiuto pubblico allo Sviluppo (APS) dell’Ue come strumento per prevenire i conflitti violenti
Nonostante siano sempre più evidenti i legami concettuali e pratici tra la Cooperazione allo sviluppo e il Peacebuilding, sono ancora generalmente viste e implementate come iniziative distinte.
Di conseguenza, appare ora necessario mettere in discussione l’assunto, largamente diffuso, che la Prevenzione dei conflitti e il Peacebuilding non dovrebbero essere finanziati tramite i fondi per la Cooperazione allo sviluppo.
EPLO ha da poco diffuso un breve documento che evidenzia alcuni dei mezzi attraverso i quali l’Aiuto pubblico allo Sviluppo dell’UE può diventare uno strumento più efficace per costruire la pace e prevenire i conflitti violenti. Il testo è diviso in tre sezioni: un’analisi dei legami tra Sviluppo e Peacebuilding, una valutazione delle implicazioni pratiche legate al rafforzamento di questi legami ed infine alcune specifiche raccomandazioni per le istituzioni comunitarie.