2014 Global Peace Index – Institute for Economics and Peace

Il Global Peace Index (GPI) è un indice sviluppato ogni anno dall’Institute for Economics and Peace (IEP) per misurare i livelli di pace di 162 nazioni.
Partendo da una concezione multidimensionale della pace, i paesi vengono classificati attraverso l’uso di 22 indicatori qualitativi e quantitativi, quali la stabilità politica, l’accesso alle armi, la criminalità interna, il numero di persone in prigione, le spese militari, il numero di rifugiati, le azioni terroristiche, il numero dei reati violenti e degli omicidi.

Il Global Peace Index 2014 ha registrato un deterioramento dei livelli globali di pace, con un miglioramento di soli 4 indicatori nel corso dei sette anni intercorsi dalla pubblicazione del primo rapporto. Secondo l’indice, tale risultato è legato ad eventi globali come il conflitto in corso in Siria, la guerra civile in Sud Sudan, le tensioni interne in Ucraina, oltre che ad un incremento delle attività terroristiche in paesi come Afghanistan, Iraq, Filippine e Libia. Questi conflitti hanno determinato in diverse regioni livelli più elevati di militarizzazione e anche un crescente numero di profughi.

L’Europa rimane la regione più pacifica del mondo, grazie soprattutto ai livelli di pace registrati dai paesi scandinavi. Rispetto al 2013, i primi cinque paesi confermano le loro posizioni, ovvero Islanda, Danimarca, Austria, Nuova Zelanda e Svizzera. L’Italia si mantiene al 34° posto a causa dell’alto tasso di criminalità percepito, al crescente export di armamenti e al numero di omicidi.
Il report di quest’anno include anche i risultati di una analisi, in grado di identificare i paesi che rischiano nei prossimi due anni di cadere nell’instabilità e nella violenza. Sulla base di dati raccolti dal 1996, la ricerca ha evidenziato 10 paesi: Zambia, Haiti, Argentina, Ciad, Bosnia-Erzegovina, Nepal, Burundi, Georgia, la Liberia e Qatar.

Il mondo sta quindi diventando meno pacifico rispetto al passato,  a causa del crescente numero di conflitti interni. Questo determina un significativo impatto sull’economia globale: nel 2013 il costo della violenza ha raggiunto quasi i 10.000 miliardi di dollari, vale a dire l’11,3% del Pil mondiale, un valore pari a 2 volte il Pil dell’Africa. Rispetto al 2012 si registra un aumento di spesa di quasi il 4% a livello mondiale, dovuto all’incremento degli acquisti di armi  nei Paesi in conflitto e ai sempre maggiori costi di sicurezza interna.

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