Dalle morti di Gaza ed Israele all’emergenza sanitaria perpetrata dal virus Ebola, fino alle violenze che hanno scosso il Centro America, Building Peace pubblica “Conflicts of the Future: Trends and Responses”.
Nella sua prima uscita del 2015 la rivista e magazine on line “Building Peace – A Forum for Peace in the 21st century” raccoglie le voci di ricercatori ed esperti che in questo numero delineano lo scenario futuro dei conflitti mondiali.
Gli autori, attraverso i loro articoli, offrono la chiave per comprendere, passando dai conflitti del passato, le sfide che si prospettano nella gestione della pace e delle guerre di domani. Sundeep Waslekar, fondatore dello “Strategic Foresight Group”, apre la pubblicazione proponendo un framework attraverso il quale leggere e ripensare lo scenario dei conflitti del futuro. Le 4-G proposte da Waslekar – Growth, Governance, God and Geopolitics – rappresentano i concetti che stanno alla base delle azioni e delle reazioni dei paesi da decenni, destinate a rimanere nel vocabolario dei conflitti ancora per molti anni.
Nell’insieme, gli articoli esaltano l’importante ruolo che l’illecito economico, la competizione provocata dalle risorse naturali e la mancanza di una reale e seguita legittimazione politica dei governi mondiali hanno assunto, diventando tre fattori fondamentali nell’analisi degli attuali scontri internazionali. Le quattro macro aree proposte in apertura aiutano ad orientarsi all’interno della pubblicazione permettendo di comprendere più a fondo lo scenario dei conflitti mondiali.
La pubblicazione offre un’analisi scientifica ed un excursus completo sulle cause e sulle conseguenze dell’instabilità geopolitica attuale che diventa una vera e propria guida per conoscere, capire e predire i conflitti e le future risoluzioni di pace possibili. Attraverso i loro contributi, infatti, gli esperti offrono una chiave di lettura delle problematiche attuali ma ci dicono che molto ancora può essere fatto.
Assieme al quadro geopolitico attuale delineano la direzione da imboccare per un futuro di pace, proponendo grandi e piccole risoluzioni e mettendo in luce successi e fallimenti del lavoro di pace portato avanti negli ultimi anni a livello mondiale. Mancanza di fiducia nelle istituzioni, economie sommerse e cambiamento climatico divengono i perni attorno ai quali ruota la ricerca ed il lavoro di questi anni.
Se l’attualità parla di corruzione, Governi che hanno perso la loro credibilità davanti ai cittadini ed economie malsane che incentivano attività economiche illecite tacitamente riconosciute ed accettate dalle politiche locali e globali, le risoluzioni si prospettano lente ma radicali.
Non basta dunque la lotta alla droga o al traffico di armi per combattere i crimini internazionali, è necessario prevenire e distruggere la criminalità intrinseca dei governi.
Se nessun paese è immune dagli effetti a lungo termine del cambiamento climatico, tutti i governi e le unioni mondiali dovranno mettere in atto serie politiche a sostegno dell’ambiente e degli accordi sulle risorse. Si prevede infatti che da qui al 2050 la produzione agricola dovrà raddoppiare per far fronte alla sempre maggiore richiesta di cereali e prodotti alimentari del pianeta, così come l’estrazione mineraria, fossile e delle biomasse dovrà triplicare nonostante si tratti di risorse di per se esauribili.
Si prevede, inoltre, il raddoppio della richiesta di acqua potabile in contro tendenza con una notevole riduzione dei bacini di acqua dolce a causa dell’inquinamento e della riduzione delle superfici idriche naturali dovute al riscaldamento terrestre.
La mancanza di legittimazione attribuita alle attuali istituzioni sia politiche che economiche da parte della popolazione non aiuta, anzi crea ulteriori contrasti, quindi ostacoli, nella risoluzione e trasformazione pacifica dei conflitti e delle sfide riservate ai peace builder negli ultimi anni. La costruzione della pace richiede uno sforzo sempre più complesso, per questo il metodo M&E (Monitoring and Evaluation), ovvero le stime e la valutazione del lavoro attuale diventano fondamentali per rafforzare, approvare o cambiare le risoluzioni future dei vari progetti.
Dalla pubblicazione emerge, infine, l’importanza che assume la comunicazione, quindi l’informazione e la conoscenza, assieme all’impiego delle nuove tecnologie e delle risorse umane nel mantenimento e nel successo delle nuove politiche di peace building.
Building Peace propone un interessante percorso attraverso il lavoro dei peacebuilders, delle associazioni, dei ricercatori e degli esperti per prevedere ed affrontare i conflitti del futuro.