Silvia Castellani, membro del gruppo “Giovani, Pace e Sicurezza” del CSDC, é Child Protection Manager di Terre des Hommes Italia in Myanmar.
Questo il suo interessante contributo dal campo.
L’aumento degli scontri e delle violenze nel nord dello stato di Rakhine in Myanmar (ex Birmania) hanno di recente catalizzato l’attenzione della cronaca internazionale. Al di là delle implicazioni terroristiche, che stanno creando un divario sempre più netto tra il concetto di “sicurezza nazionale” e il principio universale di “promozione e tutela dei diritti umani”, è pressoché evidente che il processo di pace birmano appare essere un percorso di democratizzazione particolarmente complesso, lungo, a tratti incerto.
Ad avvalorare una simile affermazione è il fatto che nel resto del Myanmar, lungo la quasi totalità delle frontiere – soprattutto negli stati di Kachin e Shan -, continuano a registrarsi tensioni e violenti conflitti tra alcuni gruppi etnici locali e le autorità centrali, scontri che non accennano a diminuire e mantengono alto il numero degli sfollati interni e il livello di emergenza umanitaria nel Paese.
Tuttavia, a rafforzare la speranza, ci sono l’impegno e l’entusiasmo dimostrato da migliaia di giovani birmani/e che, lo scorso 12 agosto, in occasione della Giornata Internazionale della Gioventù dal titolo “Youth building Peace” (giornata istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione 54/120), si sono riuniti/e in più luoghi del Myanmar per rinnovare il loro impegno di partecipazione, prevenzione, trasformazione, risoluzione non violenta dei conflitti e promozione della pace.
A Yangon (ex città-capitale del Myanmar che continua a essere la città più grande e attraente del Paese, nonché sede di ambasciate, istituzioni delle Nazioni Unite, organizzazioni non-governative internazionali e locali), un evento di singolare rilevanza è stato organizzato presso la sede centrale della Yangon Education University. Rappresentanti del Governo, dell’agenzia UNFPA, del programma UN Volunteers, del Yangon Youth Network e del National Youth Congress hanno collaborato per la creazione di un festival espositivo, in occasione del quale varie associazioni giovanili impegnate sui temi della pace, della sicurezza e dei diritti umani si sono ritrovate per uno scambio di esperienze e per diffondere il testo della Risoluzione “Youth, Peace and Security” (risoluzione 2250 del Consiglio di Sicurezza ONU).
Sempre a Yangon, a fine agosto si è tenuto il “Women, Peace and Security Forum”, che ha riunito 180 donne provenienti da diversi stati e regioni del Myanmar per richiamare l’attenzione su una serie di temi inerenti l’agenda “Donne, Pace e Sicurezza” del Consiglio di Sicurezza: la partecipazione delle donne birmane nel processo di pace, la prevenzione di ogni forma di violenza sessuale e di genere nelle aree di conflitto, il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne.
In occasione della Giornata internazionale della Pace, che sarà celebrata il prossimo 21 settembre, sono previste decine di incontri ed eventi in tutto il Paese. L’auspicio è che, come recentemente dichiarato da Aung Myo Min (promotore e difensore dei diritti umani, nonché direttore esecutivo dell’ONG locale Equality Myanmar), l’attenzione venga posta sul legame interdipendente e inscindibile tra Diritti Umani, Sicurezza nazionale e Pace.