Quaderno 1.19 – La italianizzazione dell’Alto Adige durante il regime fascista

Di Giorgio Giannini

PREFAZIONE
Con il Trattato di pace di Parigi del 10 settembre 1919, che regolò la situazione dopo la Prima Guerra Mondiale, l’Italia acquisì, in base all’Accordo segreto firmato a Londra il 26 aprile 1915 con gli stati aderenti alla Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia), oltre alla Venezia Giulia, con Trieste e Gorizia, all’Istria (esclusa Fiume1), a Zara (capoluogo della Dalmazia, ma non il resto della Regione2) ed al Trentino (capoluogo del Tirolo Cisalpino) anche il Tirolo meridionale (in seguito denominato Alto Adige). Con l’acquisizione di tutto il Tirolo, il confine italiano è spostato al Passo del Brennero.
Con il Trattato di pace l’Italia acquisì una consistente popolazione “allogena” che non parlava la lingua italiana: circa 500.000 sloveni (un quarto dell’intera popolazione slovena) e croati, abitanti nel Friuli Orientale, nella Venezia Giulia, in Istria e Dalmazia e oltre 150.000 abitanti di lingua tedesca, abitanti nel Tirolo meridionale, dove secondo il censimento austriaco del 1910, la popolazione era del 92% di lingua tedesca e del 8% di lingua italiana.
Con il fascismo la popolazione italiana “allogena” fu sottoposta ad un processo di “italianizzazione forzata”, con l’obiettivo non solo di imporre unicamente lo studio della lingua italiana (attuato con la Legge Gentile del 1923), e di conseguenza vietare in ogni circostanza (negli uffici pubblici ed anche in strada) l’uso della lingua locale (slovena, croata, tedesca), ma anche di distruggere la cultura “allogena” di quei territori, anche italianizzando i toponimi ed i cognomi degli abitanti, perché dovevano diventare “completamente italiani”.
Il processo di italianizzazione dell’Istria e della Dalmazia è abbastanza conosciuto per il dramma delle foibe del 1945 e dell’esodo giuliano-dalmata del dopoguerra.
Invece, non è adeguatamente conosciuta la “italianizzazione forzata” della popolazione tirolese di lingua tedesca, residente nella attuale Provincia di Bolzano. Pertanto, farla conoscere, almeno nelle linee generali, è lo scopo che si prefigge il presente Quaderno (chiuso il 10 settembre 2019 in occasione del Centenario del Trattato di pace di Parigi), derivato dall’Appendice del mio libro La tragedia del confine orientale. L’italianizzazione degli Slavi, le foibe, l’esodo giuliano-dalmata,
finalista al Primo Premio per la Saggistica al Concorso letterario Città di Castello 2018 e pubblicato dal Luoghi Interiori, a Città di Castello (PG), nel 2019.

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