Lo scorso 23 marzo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato un appello alle parti in conflitto nel mondo affinché depongano le armi a sostegno della più grande battaglia, contro il COVID-19.
“Porre fine alla malattia della guerra e combattere la malattia che sta devastando il nostro mondo” – ha detto. “Bisogna iniziare fermando i combattimenti ovunque. Ora. Questo è ciò di cui la nostra famiglia umana ha bisogno, ora più che mai”.
Il cessate il fuoco consentirebbe agli aiuti umanitari di raggiungere le popolazioni più vulnerabili alla diffusione del virus e di aprire finestre per la diplomazia. Sono infatti i più vulnerabili, come donne e bambini, persone con disabilità, emarginati, sfollati e rifugiati, a pagare le conseguenze più grandi durante il conflitto e ad essere più a rischio di malattia.
Attualmente, tra i conflitti ancora in atto troviamo la Guerra in Yemen; una guerra che ha portato a una delle più grandi crisi umanitarie mai viste e che, se aggravata dal Covid-19, porterebbe a effetti ancor più devastanti per la popolazione civile coinvolta.
Il 25 marzo, nel giorno del quinto anniversario di questa “guerra dimenticata”, un’ampia alleanza di campagne, gruppi, movimenti e Ong della società civile di dieci paesi europei, tra cui l’Italia, ha rinnovato la richiesta di porre fine alle vendite di armi che alimentano questo drammatico conflitto e di fermare il coinvolgimento degli stati europei nella sofferenza causata alla popolazione yemenita.
La “Giornata di azione” europea organizzata a tal fine si è svolta, a causa della situazione sanitaria attuale, in una serie di azioni di protesta virtuali.
Se vuoi saperne di più, di seguito il Comunicato Stampa.