di Giorgio Giannini
Alla fine del Novecento in alcuni Paesi si è incominciato a parlare di “riabilitare” i soldati condannati a morte dai Tribunali Militari o comunque fucilati, durante la Grande Guerra, per aver commesso gravi reati di insubordinazione e di indisciplina (ammutinamento, rivolta, …) in modo da considerarli “Caduti per la Patria”, dato che in molti Paesi (ed anche nel Nostro) i loro nomi non figurano nei Monumenti e nelle Lapidi ai Caduti realizzati negli anni venti (in Italia neppure nell’Albo d’Oro dei Caduti). Pertanto, questi soldati non esistono!
In Francia la “riabilitazione” dei 675 militari condannati a morte, spesso “per dare l’esempio”, fu sollecitata dal Presidente Lionel Jospin nel novembre 1998, in occasione dell’80° anniversario della fine della Grande Guerra, ma la Legge fu approvata dall’Assemblea Nazionale solo dieci anni dopo e promulgata dal Presidente Nicolas Sarkozy nel novembre 2008. In particolare, la Legge prevede la collocazione nel Museo dell’Esercito, nell’Hòtel National des Invalids, a Parigi, di uno spazio riservato ai “fusillés pour l’exemple” (fucilati per dare l’esempio).
In precedenza avevano approvato la Legge per la riabilitazione dei propri soldati condannati a morte la Nuova Zelanda nel 2000, il Canada nel 2001 e la Gran Bretagna nel 2006 (in memoria dei 306 soldati fucilati).
Nel Nostro Paese il dibattito sulla “riabilitazione” dei 750 soldati fucilati in seguito a condanna a morte emessa dai Tribunali Militari (soprattutto Straordinari istituiti presso le Grandi Unità al fronte) si sviluppa all’inizio del nuovo Millennio. In particolare, il 4 e 5 maggio 2005 si svolge al Museo Storico Italiano della Guerra, a Rovereto, il Convegno “L’Italia nella Grande Guerra e i suoi fucilati: quello che (non) sappiamo”, i cui Atti sono stati pubblicati nel n. 24 degli Annali del Museo.
Il 4 novembre 2014 (anniversario della Vittoria, nel 1918) è lanciato un Appello al Presidente della Repubblica ed al Presidente del Consiglio, sottoscritto da centinaia di docenti universitari e da rappresentanti di associazioni culturali, per chiedere la riabilitazione dei 750 soldati condannati a morte dai Tribunali Militari e delle centinaia di “vittime per mano amica“ in seguito alle “esecuzioni sommarie” (ai sensi dell’art. 40 del Codice Penale dell’Esercito, approvato con il Regio Decreto 28 novembre 1869, che imponeva al “graduato” – non solo all’ufficiale o al sottufficiale, ma anche al caporale – di uccidere o di far uccidere il soldato che aveva compiuto un reato punibile con la pena di morte, come la diserzione o la rivolta al fronte, “in faccia al nemico”, per non essere a sua volta incriminato e condannato a morte) ed alle “decimazioni” (in base alla Circolare n. 2910, emanata dal Comandante Supremo, Generale Luigi Cadorna, il 1° novembre 1916, che consentiva ai Comandanti di reprimere immediatamente gli ammutinamenti e le rivolte, facendo fucilare un soldato ogni dieci componenti del Reparto, scelto sulla base della conta dei soldati schierati o mediante il sorteggio dei nomi fra i componenti il Reparto). Al riguardo la “decimazione”, usata ampiamente nell’Esercito romano, è stata adottata nella Grande Guerra solo dal nostro Esercito.
Nel 2015, in un altro Convegno tenutosi a Rovereto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affermato, nel suo discorso, che “la memoria di quei mille più italiani uccisi dai plotoni di esecuzione interpella oggi la nostra coscienza di uomini liberi e il nostro senso di umanità”.
Il dibattito sulla riabilitazione dei condannati a morte dai Tribunali Militari e delle altre “vittime per mano amica” si è sviluppato nella passata Legislatura, in previsione del Centenario dell’ingresso nella Grande Guerra, avvenuto il 24 maggio 1915. Infatti, sono state presentate alla Camera dei Deputati due Proposte di Legge: la prima è presentata il 21 novembre 2014 da 68 Deputati, primo firmatario l’On. Paolo Scanu, Capogruppo PD nella Commissione Difesa (Atti Camera n. 2741); la seconda è presentata il 14 aprile 2015 da 7 Deputati, primo firmatario l’On. Basilio (Atti Camera n. 3035). Le due Proposte, esaminate nella Commissione Difesa, sono riunite in un Testo Unificato, che è approvato in Aula il 21 maggio 2015, all’unanimità, con 331 voti favorevoli, nessun voto contrario ed una astensione.
Il procedimento previsto per la riabilitazione era alquanto complesso. Infatti, il Procuratore Generale Militare presso la Corte Militare di Appello, con sede a Roma e con competenza su tutto il territorio nazionale, doveva presentare, entro un anno dall’entrata in vigore della Legge, la richiesta di riabilitazione al Tribunale Militare di Sorveglianza, che avrebbe provveduto a dichiarare la riabilitazione “a seguito di autonoma valutazione”. Pertanto, la riabilitazione non era concessa automaticamente a tutti i 750 militari condannati a morte dai Tribunali Militari per i reati di diserzione, disobbedienza, ammutinamento e di rivolta (come previsto in altri Paesi), ma si doveva accertare caso per caso sulla base degli atti processali conservati nell’Archivio Centrale dello Stato. Al riguardo il numero di 750 fucilati non è preciso perché non sono mai stati fatti studi adeguati sull’argomento e questa è sicuramente una delle “cose non fatte” per il Centenario della Grande Guerra. Naturalmente la riabilitazione non era concessa se i militari erano stati condannati per reati comuni, quali l’omicidio, il saccheggio, lo spionaggio e la violenza sui civili.
Invece era diverso il procedimento per la riabilitazione dei soldati fucilati con le “esecuzioni sommarie” e le “decimazioni”. Anche il numero dei soldati fucilati in questo modo non è preciso (e sicuramente non lo si saprà mai dato che molto spesso i militari erano fucilati senza alcun procedimento, neppure sommario, e quindi senza che ne rimanesse una documentazione scritta, anche minima); secondo la Relazione presentata nel settembre 1919 dal Generale Donato Antonio Tommasi (che era stato Avvocato Generale Militare – cioè Procuratore Generale Militare – nella Grande Guerra) sono circa 150. Invece, secondo una ricerca molto accurata, che ha richiesto alcuni anni, fatta negli anni novanta dai giovani ricercatori Marco Pluviano e Irene Guerrini, non solo sulla documentazione conservata negli Archivi militari ma anche sulla stampa del tempo (soprattutto il quotidiano socialista Avanti!) e sulla “memorialistica di guerra” (libri di memorie di guerra) e pubblicata con il titolo Le fucilazioni sommarie nella Prima Guerra Mondiale (Gaspari Editore, Udine, 2004) e ristampato nel 2019 in una edizione ampliata con il titolo Fucilati senza processo, le vittime delle “esecuzioni sommarie” e delle “decimazioni” sono almeno 350. In questi casi, secondo la Proposta approvata all’unanimità dalla Camera il 21 maggio 2015, i nomi dei fucilati erano inseriti, su “istanza di parte” (la “parte” può essere un familiare del soldato fucilato o il Comune di nascita del militare) presentata al Ministero della Difesa, nell’Albo d’Oro del Commissariato Generale per le onoranze ai Caduti.
La disposizione più importante prevista dalla Proposta di Legge approvata dalla Camera il 21 maggio 2015 era l’apposizione nel Vittoriano (il Sacrario del Milite Ignoto) a Roma e in tutti gli altri Sacrari Militari, di una “targa in bronzo”, contenente un testo, scelto sulla base di un concorso nazionale riservato agli studenti delle Scuole Superiori, con il quale la Repubblica manifestava “la volontà di chiedere il perdono dei militari caduti” per essere stati ingiustamente fucilati.
La Proposta di Legge, passata all’esame del Senato, è rimasta oltre un anno nella Commissione Difesa, che il 2 novembre 2016 ha approvato un testo profondamente diverso da quello approvato all’unanimità dalla Camera il 21 maggio 2015, che ha suscitato molte polemiche ed anche il rischio di un “conflitto” tra le due Camere, dato che non era mai accaduto che una Camera modificasse profondamente il testo approvato dall’altra Camera, peraltro all’unanimità!
La disposizione più contestata è stato il fatto che non si concedeva più ai soldati fucilati la riabilitazione, ma il “perdono”, ribaltando il principio affermato nella Proposta approvata dalla Camera. Infatti, in questo modo la Repubblica Italiana non chiedeva il perdono ai fucilati per averli ingiustamente fucilati, ma concedeva ad essi il perdono per aver commesso dei reati gravi!
Naturalmente il testo approvato dalla Commissione Difesa del Senato non è stato mai discusso in Aula e quindi è decaduto con la fine della Legislatura nella primavera del 2018.
Nella attuale Legislatura sono state presentati al Senato due Disegni di Legge: il primo, presentato il 19 dicembre 2018 da 13 Senatori, di diverso orientamento politico, primo firmatario la Senatrice Tatjana Rojc del PD (Atti Senato n. 991); il secondo presentato il 30 novembre 2020 dalla Senatrice Loredana De Petris del Gruppo Misto (Atti Senato 2034). Una Proposta di Legge simile è stata presentata il 1° dicembre 2020 alla Camera da 8 Deputati del PD, primo firmatario l’On. Tondo, che non è stata mai discussa nella Commissione Difesa. Il 10 marzo 2021, durante la discussione al Senato dei due Disegni di Legge, la Commissione Difesa ha approvato la Risoluzione n. 31 con la quale si impegna il Governo ad apporre nel Vittoriano a Roma una Lapide con una “iscrizione in memoria dei militari fucilati nel corso della Prima guerra mondiale per reati contro la disciplina, a seguito di processi sommari e senza l’accertamento della loro responsabilità”. La Lapide è stata “svelata” il 28 ottobre 2021, alla presenza del Sottosegretario al Ministero della Difesa Giorgio Mulè, in occasione di una solenne cerimonia pubblica, “nell’ambito delle commemorazioni del Centenario della traslazione del Milite Ignoto nel sacello dell’Altare della Patria”, avvenuto il 4 novembre 2021.
I due Disegni di Legge sono stati unificati in un Testo che prevede una procedura diversa da quella prevista dalla Proposta approvata alla Camera nella precedente Legislatura, il 21 maggio 2015, per i 750 militari condannati a morte dai Tribunali Militari, “senza le garanzie del giusto processo”. Infatti, per loro non è prevista la riabilitazione, ma la “restituzione dell’onore” (militare) ed il “recupero della loro memoria”. Invece, la procedura è la stessa per le vittime delle “esecuzioni sommarie” e delle “decimazioni”. Infatti, i loro nomi sono “inseriti, su istanza di parte presentata al Ministro della Difesa, nell’Albo d’Oro del Commissariato generale per le onoranze ai Caduti”.
Anche il testo della Lapide, messa il 28 ottobre 2021 nel Vittoriano, è molto diverso da quello previsto nella Proposta di Legge approvata all’unanimità dalla Camera il 21 maggio 2015 e con il quale la Repubblica chiedeva il perdono ai militari fucilati. Infatti, l’iscrizione è la seguente: “Nella ricorrenza del Centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto all’Altare della Patria, la Repubblica Italiana onora la memoria dei propri figli in armi fucilati durante la Guerra Mondiale per reati contro la disciplina, anche in assenza di un oggettivo accertamento della loro responsabilità. A testimonianza di solidarietà ai militari caduti, ai loro familiari e alle popolazioni”.
Il Testo unificato prevede inoltre la “piena fruibilità degli archivi delle Forze Armate e dell’Arma dei Carabinieri” e la promozione di “una memoria condivisa del popolo italiano sulla prima Guerra mondiale”.
Confidiamo che il Testo all’esame della Commissione Difesa del Senato venga approvato rapidamente in modo da poter essere approvato definitivamente dalla Camera prima della fine della Legislatura, prevista per la primavera del prossimo anno, in modo che i condannati a morte dai Tribunali Militari e tutti gli altri fucilati siano finalmente riconosciuti come “Caduti per la Patria” ed il loro nome sia inserito in tutti i Monumenti ed in tutte le Lapidi che li ricordano, soprattutto nei Viali e nei Parchi della Rimembranza.
Confidiamo anche che in tutti Sacrari Militari venga installata una Lapide con un testo più appropriato di quello messo nel Vittoriano il 28 ottobre 2021, che sia espressione di un “atto di riparazione civile e umana” e nel quale si parli della Grande Guerra come “sacrificio di un intero popolo” e dei fucilati come “vittime della crudele giustizia sommaria”.
Confidiamo infine che si provveda al “recupero della memoria dei fucilati” attraverso una adeguata ricerca storica, che è mancata in occasione del Centenario, che porti ad accertare non solo i nomi di tutti i fucilati, ma anche le circostanze della loro uccisione.