Gennaio 2024
L’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) raccoglie dati in tempo reale su luoghi, date, attori, vittime e tipologie di tutti gli eventi di violenza politica e di protesta segnalati nel mondo.
L’Indice dei conflitti ACLED valuta ogni Paese e territorio del mondo in base a quattro indicatori: mortalità, pericolo per i civili, diffusione geografica del conflitto e frammentazione dei gruppi armati. I primi 50 Paesi e territori classificati stanno vivendo livelli di conflitto estremi, elevati o turbolenti.
L’ACLED registra nel 2023 il 12% in più di conflitti rispetto al 2022, e un aumento di oltre il 40% rispetto al 2020.
Dei primi 50 Paesi, il Myanmar è il più violento in assoluto e mantiene la sua posizione come il più “frammentato” a causa delle centinaia di piccole milizie formate per contestare il governo dopo il colpo di stato del 2021. Al secondo posto la Siria a causa dei molteplici conflitti che si sovrappongono e che continuano a verificarsi all’interno dei suoi confini. Il conflitto in Palestina copre quasi tutti i suoi territori e quindi si classifica come il conflitto più “diffuso”; la posizione della Palestina è aumentata rispetto all’ultimo Indice a causa della guerra con Israele, combattuta principalmente a Gaza. Il Messico continua ad essere il Paese più pericoloso per i suoi cittadini, direttamente presi di mira dai cartelli nelle loro violente competizioni. L’Ucraina rimane il Paese con il maggior numero di vittime, poiché gli eserciti sia sul versante ucraino sia su quello russo hanno perso decine di migliaia di combattenti; anche se, a partire dal 7 ottobre, diventa Gaza il luogo in cui si registra il maggior numero di vittime.
Nei sei mesi tra l’aggiornamento di metà anno dell’Indice (luglio 2023) e la fine dell’anno, otto paesi hanno visto un peggioramento dei livelli di conflitto, con tre di questi paesi – Palestina, Haiti e Sudan – entrati nella categoria di conflitto estremo.