A pochi giorni dall’omicidio di Mario Castaño Bravo, un’altra terribile notizia arriva dalla stessa regione: venerdì 8 dicembre, nel territorio collettivo di Pedeguita e Mancilla (Riosucio), membri della struttura neoparamilitare denominata Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC) hanno brutalmente ucciso Hernán Bedoya.
Gli hanno sparato 14 volte, provocandone la morte immediata. Hernán era stato vittima di minacce di morte da parte delle AGC fin dal 2015. Eppure, le uniche misure di protezione che gli erano state assegnate dall’Unità Nazionale di Protezione erano un giubbotto antiproiettile e un telefono cellulare.
Hernán era proprietario della Zona di Biodiversità Mi Tierra, sotto giurisdizione del Consiglio locale di Bijao Onofre (territorio collettivo Pedeguita e Mancilla, Riosucio, Chocó). Durante il 2017, la sua Zona di Biodiversità è stata oggetto di vari interventi legati al mega progetto di coltivazione di platano per l’esportazione e di palma africana; Hernán si era ripetutamente e pubblicamente opposto, denunciando l’impatto ambientale e sociale che questo progetto comporta.
Oggi sappiamo che le minacce delle AGC sono rivolte contro altri 20 leader (uomini e donne) delle Zone di Biodiversità e Zone Umanitarie che si sono opposti ai macro progetti agroindustriali nella zona; la Comisión Intereclesial de Justicia y Paz ne ha fatto un elenco preciso e documentato nel condannare l’omicidio di Hernán Bedoya.
Sono minacce che oggi tengono sotto pressione le persone che reclamano le proprie terre nella zona, leader comunitari/e, così come chi li accompagna: difensori e difensore dei Diritti Umani della Comisión Intereclesial de Justicia y Paz, che appoggiano quotidianamente i processi di denuncia e rivendicazione del diritto al territorio.
Ricordiamo che Hernán (così come Mario Castaño) era membro attivo della Rete CONPAZ (Red de Comunidades Construyendo Paz en los Territorios), in prima fila nell’esigere una pace costruita a partire dai territori e dalle proposte concrete delle comunità rurali.
Queste terribili notizie che arrivano dalla Colombia purtroppo confermano i timori denunciati da tante organizzazioni di base durante il processo di pace: è estremamente fragile e rischioso un accordo che non preveda reale partecipazione e riconoscimento delle comunità locali e che non garantisca la sicurezza di chi difende e promuove i Diritti Umani e il Diritto delle comunità a definire l’uso del proprio territorio.